Il cancro ucciso dal freddo

di Aldo Franco De Rose

cancro prostata crioterapiaIL TUMORE localizzato della prostata, che non si è ancora diffuso al di fuori dell’organo, può essere trattato anche con terapie minimamente invasive senza asportare o irradiare completamente la ghiandola. Il vantaggio sta nel non correre il rischio di avere come conseguenze l’impotenza sessuale o incontinenza urinaria connesse all’intervento chirurgico tradizionale. Una di queste metodiche è la crioterapia che, mediante il congelamento rapido e mirato, determina la morte delle cellule tumorali. La tecnica è stata illustrata recentemente a Roma durante il congresso “New Horizons in the Medical and Surgical Treatment of BPH and Prostate Cancer” organizzato dai giovani urologi dell’Università di Tor Vergata e La Sapienza.

«Certamente — dice il professor Giuseppe Vespasiani, direttore della UOC di Urologia del Policlinico Tor Vergata — non si tratta di una terapia alternativa all’intervento chirurgico, né alla radioterapia, ma di un intervento mirato, che attualmente deve essere riservato al trattamento di tumori localizzati con minima evidenza di aggressività ».

La tecnica consiste nell’inserire degli aghi direttamente nel tumore della prostata con l’aiuto dell’ecografia transrettale, in anestesia locale o generale. Attraverso gli aghi, collegati ad un criostato, cioè ad un generatore del freddo, viene iniettato un gas chiamato Argon, che congela il tumore trasformandolo in una palla di ghiaccio; successivamente questa viene scongelata mediante un altro gas, l’Elio. La procedura, ripetuta a distanza di pochi minuti, determina la morte sia delle cellule tumorali che dei vasi che nutrono il tumore. Il tessuto ucciso dal freddo viene poi lentamente riassorbito dall’organismo.

«Con la crioterapia — afferma il dottor Roberto Miano, presidente del congresso e ricercatore dell’Università di Tor Vergata — si ottengono risultati oncologici molto incoraggianti, applicabili a pazienti altamente selezionati e con notevoli vantaggi: distruzione solo delle zone specifiche interessate dal tumore, preservando il tessuto sano, senza gli effetti collaterali tanto temuti come l’impotenza sessuale o incontinenza urinaria ».

Ma attenzione! In questi casi il PSA potrà abbassarsi ma non azzerarsi in quanto continuerà ad essere prodotto dalla ghiandola sana, per cui il marcatore tanto famoso della prostata non potrà essere utilizzato per valutare l’efficacia della terapia che invece, a distanza di 6-12 mesi, verrà verificata con la risonanza magnetica ed eventualmente una nuova biopsia.

«La crioterapia — spiega il dottor Pierluigi Bove, ricercatore presso l’Università di Tor Vergata — può essere però applicata anche come trattamento radicale nei casi di recidiva locale del tumore dopo radioterapia o in quei soggetti nei quali è controindicata la chirurgia o che rifiutano il trattamento radioterapico; l’intervento, in anestesia generale o periferica, dura circa 1 ora e le dimissioni avvengono dopo 24 ore».

Altra applicazione della crioterapia, in atto già da qualche anno anche in molti altri centri italiani, è il tumore del rene al di sotto dei 4 cm, in corso di laparoscopia o mediante la semplice puntura del rene attraverso la cute lombare sotto guida TAC: la metodica è indicata in quei soggetti con un rene solo e/o funzionalità renale ridotta. * Specialista Urologo e Andrologo, Clinica Urologica Genova

da Rsalute